La satira politica sulla Brexit: LO SCARAFAGGIO - IAN McEWAN
Ormai non si può dubitare che Kafka sia uno degli autori più
influenti del ‘900. Basta guardare a quanti autori si sono misurati con le sue
opere, autori del calibro di Philip Roth e Murakami. Nell'empireo degli scrittori che hanno reso omaggio a Franz Kafka ora figura anche Ian McEwan con Lo Scarafaggio, esilarante e velenoso racconto satirico, che prende le mosse proprio dall'opera forse più famosa di Kafka, La Metamorfosi.
Fare confronti tra le opere del passato e le opere
contemporanee non è sempre produttivo: i classici del passato godono di
un’aurea di prestigio accresciuta dal tempo, e se si segue il solito principio
del “era meglio prima” la letteratura contemporanea (in ogni tempo) rischia
sempre di uscirne svilita. Non si tiene conto del cambiamento di società, di
pubblico, di culture. Bisognerebbe analizzare la letteratura contemporanea
senza confrontarla con il passato, poiché la contemporaneità ha una sua
dignità.
Tuttavia in un caso del genere non fare un confronto sarebbe
impossibile e, anzi, senza l’intenzione di confrontarsi con Kafka McEwan non
avrebbe scritto un racconto in questo modo. O, quanto meno, l’inizio di un
racconto.
Partiremo da Kafka. Nella Metamorfosi un uomo, Gregor Samsa, si risveglia un mattino
trasformato in un enorme scarafaggio. Quest’uomo di professione fa il
(postino?) e vive in casa con i genitori. Il racconto è tipico di Kafka: si
concentra sull’interiorità del personaggio, sui suoi disagi, le sue debolezze,
le sue paure. Parla sì della società, criticandola, ma soprattutto parla
dell’uomo e dell’animo umano. Con la trasformazione Kafka vuole parlare della
reazione al diverso e dell’alienazione dalla famiglia, dalla società e, alla
fine, dalla vita stessa.
Lo Scarafaggio invece,
pur essendo simile e partendo da questa trasformazione come base, è molto
diverso. Uno scarafaggio si sveglia un mattino trasformato in essere umano. Si
ritrova con soli quattro arti, con “una testa pesante almeno cinque chili”, con
un organo umido, spugnoso, viscido, all’interno di una cavità bagnata
contornata da una fila di duri denti, con due occhi non composti e a colori.
Dopo la visita della segretaria e dopo essersi visto allo specchio lo
scarafaggio-uomo si riconosce come Jim Sams, Primo Ministro inglese. Durante i
primi minuti del risveglio cerca di ricordare la notte precedente, per capire
come, quando e dove è avvenuta la metamorfosi. Dopo un lungo e pericoloso
tragitto (è passato incolume attraverso una manifestazione, con centinaia di
paia di gambe e piedi umani pronti a schiacciarlo!) ricorda di essere salito su
per le scale del numero dieci di Downing Street e, salito sopra un letto, di
essersi acquattato sotto un caldo e soffice cuscino per dormire e riposare. E…
bum, il mattino seguente era uno scarafaggio.
Le somiglianze con La
Metamorfosi finiscono qui dato che il libro prosegue lungo una rotta
completamente diversa. Non analizza l’animo umano (o almeno non così
direttamente come in Kafka), ma si concentra sulla situazione politica
contemporanea dell’Inghilterra. Attraverso la satira, ovviamente. Una elegante,
divertente e non troppo sottile satire. Fin dalle prime pagine del libro,
quando il Primo Ministro si è vestito ed è a riunione con il suo
sottosegretario personale, compaiono parole che possono confonderci: Inversionismo
e Cronologismo. I primi secondi dopo aver letto questi termini ci chiediamo
spontaneamente se ci siamo persi qualcosa, se in Inghilterra sta succedendo
qualcosa di cui non siamo al corrente. Ma poi Ian McEwan spiega tutto nel
secondo capitolo: sono due movimenti politici fittizi, inventati.
L’Inversionismo prevede un flusso economico “inverso”,
appunto: il cittadino non lavora per guadagnare soldi, ma spende soldi per
lavorare. Avere un patrimonio personale superiore a poche decine di sterline
diventa reato poiché tutto ciò che si guadagna lavorando deve essere speso
immediatamente, per poter lavorare il giorno successivo. Più soldi si spendono,
più si avrà un lavoro redditizio. In questo modo, spiegano i sostenitori del
movimento, si sbloccherà l’economia e ci saranno maggiori introiti per tutti.
Confusi? È assolutamente normale. Sarebbe un’assurdità, un vero suicidio
economico. Quasi come la Brexit.
Quando lo scarafaggio si sveglia nei panni di Jim Sams,
l’Inghilterra è politicamente divisa tra inversionisti al governo che hanno
promesso di realizzare l’Inversionismo e cronologisti (coloro che vogliono
mantenere le cose come sono sempre state nel tempo) all’opposizione. Da questo
momento Jim Sams, senza farci capire bene con quali mire, farà tutto ciò che è
in suo potere per realizzare l’Inversionismo. Ed essendo il Primo Ministro, può
fare molto: da un incidente
diplomatico (un’imbarcazione francese ha travolto un piccolo peschereccio
inglese, che si trovava dove non poteva, uccidendo i marinai) fa rinascere un
sentimento nazionalista antifrancese; trova un alleato molto potente,
ingannandolo, nel presidente degli Stati Uniti, Archie Tupper, molto avvezzo a
Twitter; crea a tavolino uno scandalo sessuale, in cui una sua collaboratrice
accusa un ex collaboratore, passato segretamente all’opposizione, di atti
sessuali non richiesti anni addietro; sfrutta le conoscenze nei giornali per
creare fake news a lui favorevoli; organizza un evento negli USA e richiama
segretamente i propri sostenitori per avere la maggioranza di voto nel momento
decisivo del disegno di legge. Il disegno passerà e l’Inversionismo sarà in
atto dal venticinque dicembre dell’anno corrente.
Com’è facile intuire dalla trama, e come spiega lo stesso
McEwan nella postfazione, il collegamento con Kafka è solo un omaggio, e
riservato unicamente all’inizio del testo. Il resto del racconto lungo si
concentra sulla politica – dalla quale è possibile ricavare informazioni sulla
natura umana, è vero, ma non sono così dirette come nella Metamorfosi. Il modello di questa parte, ci dice l’autore, è un pamphlet di Jonathan Swift dal titolo Una modesta proposta. Visto il periodo
storico di scrittura e pubblicazione de Lo
Scarafaggio, visti i chiari riferimenti al presidente Trump e alle
inimicizie con l’Ue, leggendo il racconto fin dalle prime pagine viene in mente
la Brexit. E lo conferma lo stesso McEwan: il racconto è una satira nei
confronti della Brexit. Senza spiegare ulteriormente il testo, dato che
troverete tutto scritto e spiegato chiaramente dall’autore, posso porre questa
domanda: cos’è più assurdo per l’economia inglese, cos’è più dannoso, uscire
dall’Unione europea o invertire il flusso economico? Quando anche la realtà
sembra un romanzo, quando si sono raggiunti certi livelli di assurdità,
“potremmo doverci affidare al conforto della risata”, conclude Ian McEwan.
Commenti
Posta un commento