La narrazione nel saggio: SPILLOVER - DAVID QUAMMEN


Quanto ne sappiamo di virus? Eppure sono in mezzo a noi da parecchi anni, dovremmo conoscerli bene. Alcuni sono molto famosi, altri un po’ meno. Alcuni sono una novità, con altri conviviamo da oltre un secolo. Alcuni uccidono, altri potrebbero farlo ma non lo fanno, altri ancora lo fanno ma potrebbero farlo molto di più, con le condizioni adeguate. Quanto ne sappiamo di virus, insomma? Da dove vengono? Perché sono così diversi? Perché a volte basta un vaccino e altre volte si può solo tentare di contenere le conseguenze? Le domande, come potete vedere, sono molte riguardo a questi microbi mortali. L’intento di David Quammen, scrivendo il libro Spillover, è proprio quello di esporre quanto più sappiamo su di loro. Alcune domande troveranno risposta, altre (molte, molte altre) invece no, perché la scienza allo stato attuale delle cose non può rispondervi.

Il libro è stato recensito e studiato in lungo e in largo, quindi probabilmente lo conoscete già: è un saggio diviso in nove capitoli, e in ognuno di questi capitoli l’autore si concentra su un particolare tipo di virus, definendone la storia dei contatti con l’uomo, la provenienza, la localizzazione geografica, le traversie scientifiche e pubbliche, tutte le caratteristiche. Ci dona aneddoti. Ci fa incontrare ecologi, scienziati, medici, antropologi, zoologi, avventurieri, portatori dell’Africa centrale, allevatori. Ci mostra dati, espone teorie, le confuta, ne espone altre. Fino ad arrivare a uno snodo centrale, al messaggio di fondo del libro: i virus sono colpa nostra. È l’essere umano infatti che, con la sua attività spropositata, intacca i climi e le biosfere costringendo gli animali, stabili nei loro ambienti da millenni, a migrare. Questo provoca addensamenti di popolazioni, o contatti tra animali che non si erano mai incontrati, addirittura contatti ravvicinati con l’uomo. È attraverso queste strade che i virus trovano il modo di crescere, spostarsi e diventare pericolosi. Ma come ho detto, questo aspetto del libro probabilmente lo conoscerete già.

Vorrei dunque concentrarmi sull’aspetto formale. Spillover è un saggio, e come tale presenta una lingua scientifica, precisa e sorvegliata, con molti termini tecnici. Alcuni (molti) sono difficili da pronunciare, com’è normale in ambito scientifico, medico, biologico. L’esposizione è chiara e strutturata. A una tesi seguono delle argomentazioni esplicative. Il tutto corredato da dati, cifre, altri termini complicati e denominazioni scientifiche. Un saggio, solitamente, è scritto in questo modo. Ma Spillover? È solo questo?

No. Lo si può intuire già dal primo capitoletto del primo capitolo. È come se l’autore volesse raccontare una storia. C’è un evento iniziale, dal quale sorgono molte domande. I protagonisti di questa storia (i medici, i pazienti, le organizzazioni della sanità, i tecnici di laboratorio…) iniziano ad agire per risolvere il mistero, raccolgono dati, si fanno aiutare da altri personaggi, uniscono le forze per capire cos’è successo, per capire da dove è partito, per capire chi ha iniziato tutto questo. La risposta finale al mistero a volte c’è, poiché i dati e le ricerche hanno successo. Altre volte bisogna aspettare anni, e il lettore percepisce quest’attesa. In alcuni casi le risposte non sopraggiungono e quanto è successo rimane un mistero.

Ecco cosa fa David Quammen con Spillover: non è un semplice saggio espositivo, in cui appunto si espone una serie di dati, conoscenze e teorie al fine di informare il lettore su un preciso argomento, in maniera lineare. Spillover vuole sì informare scientificamente il lettore, ma lo fa attraverso un processo narrativo. Gli viene raccontata una storia. Può essere la storia degli sforzi dei ricercatori che hanno tra le mani un virus mai visto prima e devono isolarlo, capirlo, studiarlo, e della gioia quando il mistero viene svelato. Oppure la storia dei viaggi di Quammen attraverso il mondo, alla volta di foreste, laboratori, templi o tranquille università in tranquille cittadine. In Spillover si percepisce chiaramente lo sviluppo degli studi sui virus, e quanto questi studi richiedano tempo, ingegno, dedizione, coraggio (voi lavorereste mai con i rischio di infettarvi di rabbia, HIV o malaria?) e una dose non indifferente di fortuna. Alcuni passi del libro sono molto riusciti in questo aspetto narrativo e si leggono con il cuore in gola. Altri invece sono più saggistici, tradizionali se vogliamo.

Concludendo, ritengo che Spillover di David Quammen non sia un libro eccellente solo dal punto di vista contenutistico, mostrando quanto le abitudini dell’uomo siano dannose per l’uomo stesso, ma anche dal punto di vista formale, grazie a questo aspetto narrativo che rende la lettura non solo facile e scorrevole, ma addirittura avvincente nelle parti in cui il mistero si infittisce e le risposte alle domande poste sembrano molto lontane.

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