giovedì 12 settembre 2019

Innamorarsi del grottesco: LA MORTA INNAMORATA - TEOPHILE GAUTIER


Un ragazzo è sicuro di diventare prete da prima dell’adolescenza. Da allora infatti il suo mondo è consistito nel seminario, nella reclusione, nello studio dei testi sacri, nella preghiera e nella fede. Non ha mai visto la città, non sa come ci si muove tra le vie del mercato, non ha mai conosciuto né una donna né l’amore. È per questo che quando, pochi minuti di venire consacrato prete, vedendo nella chiesa una donna di notevole bellezza, dalla pelle chiara e i biondi capelli lunghi portati sciolti, se ne innamora all’istante. Tuttavia sta per essere consacrato sacerdote! Cosa fare?
Non fa niente. Passa il tempo rapito dalla donna che gli fa cenno di uscire con lei. Il tempo passa, e lui viene ordinato. Al termine della cerimonia la donna gli si avvicina, gli sfiora la mano con la propria e gli dice: “Disgraziato! Disgraziato! Che cosa hai fatto?”, parole che lo tormenteranno per lungo tempo.
Romuald, il nostro sacerdote, rimpiange la propria condizione e per la prima volta si dispera di essere un uomo di fede, vorrebbe uscire per le vie della città (che non conosce) e andare al castello di Clarimonde, la bella ma maledetta dama. L’abate Serapione infatti, sua guida spirituale, lo avverte riguardo la donna, famosa per i propri costumi liberi e per le orge organizzate a palazzo. Romuald poco tempo dopo viene mandato nella parrocchia dove dovrà svolgere il proprio compito di prete, e dove un anno dopo viene chiamato nel bel mezzo della notte da un cavaliere. Salendo sul cavallo, cavalcano per tutta la notte, fino a un castello, dove una dama sta morendo: è Clarimonde. Tuttavia quando entra nella stanza la donna è già spirata, e Romuald, come estremo saluto, le da un bacio sulle labbra.
Bacio che viene corrisposto! Ne esce anche un alito di vita: Clarimonde parla. Gli dice che è viva grazie a lui, e che verrà a trovarlo. Tutto ciò accade pochi giorni dopo, e per Romuald inizia una spirale di sogno e realtà concatenata. Non capisce più cosa sia vero e cosa sia immaginato, non capisce se è un prete che di notte sogna di essere il gentiluomo di Clarimonde o il contrario. Vive due vite. Finchè…
Questo è La Morta Innamorata di Teophile Gautier, racconto pubblicato per la prima volta in rivista nel 1836. Fa parte di quel filone della letteratura detto “grottesco”, per altri invece è “fantastico”. Non ne so molto di entrambi, ma alcune cose saltano all’occhio anche al lettore meno esperto.
Innanzitutto il dualismo: il racconto è assolutamente colmo di elementi doppi, ogni cosa: il bene e il male, Dio e il Diavolo, la fede e la disperazione, la doppia vita del protagonista. Il dualismo rappresenta perfettamente il grottesco, poiché mostra una cosa e allo stesso tempo il suo contrario, fatto che in un normale racconto realistico non potrebbe accadere. Invece con il grottesco, e ancora di più con il fantastico, che un elemento sia sé stesso e insieme il suo opposto è perfettamente normale: sta nel lettore crederci o meno.
È da questa credulità del lettore che passo al secondo punto preso in esame: il narratore di abbandona incondizionatamente (citando le sue parole) a forze soprannaturali. Non si pone domande, non pone alcuna resistenza ai fatti incredibili che gli capitano. Una donna era morta, dopo un suo bacio è tornata in vita. La stessa donna durante una notte successiva gli chiede/ordina di scappare con lei per vivere una vita insieme a Venezia. Che cosa fa Romuald? Accetta. Senza nessuno spirito, senza nessun sentimento, senza nessun rimorso e nessuna gioia. Accetta e basta, dimentico dei propri doveri come parroco e come uomo di Dio. Si lascia trascinare dagli eventi, per quanto soprannaturali possano essere. E questo è lo stesso procedimento che compie il lettore durante la lettura di un testo di questo tipo: abbandona le incertezze per lasciarsi trasportare dalla prosa.
Se da una parte il personaggio protagonista è un prete, un uomo di Dio e di fede, dall’altra la co-protagonista/antagonista (discrimine difficile, in questo caso) è una donna, morta e risorta, famosa fornicatrice, incarnante il maligno. La donna rappresenta un terzo tema del grottesco: il vampirismo in collegamento con il sesso. La donna, nei sogni (o nella vita alternativa?) di Romuald vive perché di nascosto beve alcune gocce del sangue del suo amato, quel tanto che basta per non perire. E Romuald si mostra ben lieto di concedergliele. Non è un vampirismo negativo dunque, ma è lo stesso vampirismo: un rubare a una persona un elemento vitale a favore di sé stesso. E non c’è niente più del sangue, delle labbra, dei denti, del collo, che richiami anche il sesso, motivo principale da cui nasce l’intera vicenda.
I tre punti analizzati li ho inseriti in un commento del grottesco, ma potrebbero benissimo essere considerati come punti del fantastico. Dove sta la differenza? Probabilmente nell’estetica, o nelle intenzioni finali dell’autore, non saprei dirlo. Altri si sono espressi con maggior sicurezza e perizia di me.
In ogni caso è fuori di dubbio che questo sia un racconto eccellente. Il narratore si rivolge a un tu non ben definito, che chiama “fratello” e probabilmente indica un altro prete. La prima persona che si rivolge a una prima persona è una tecnica molto interessante, avvicina molto il lettore al narratore e rende appunto il narratore e i fatti narrati più plausibili e palpabili, concreti: d’altronde sono narrati da chi li ha vissuti. Inoltre le descrizioni sono magistrali, non solo per la cura e la precisione di dettagli, ma perché contengono quel dinamismo, quel qualcosa che le rende facilmente visualizzabili. Non sono descrizioni noiose, meri paesaggi e stanze, sono inserti quasi poetici che portano il lettore a spalancare la bocca davanti a tanta bellezza e maestria narrativa. Un solo esempio: il primo incontro tra Romuald e Clarimonde, durante l’ordinazione in chiesa. La vista di tanta bellezza per la prima volta, il volto, le vesti, i sentimenti che sente nascere prorompenti dentro di sé e che non riesce a ignorare.
Per chi come me non conosce il grottesco e non ci si è mai avvicinato La Morta Innamorata  di Gautier potrebbe essere l’inizio di uno studio interessante, un modo per approcciare altri testi e autori che normalmente non leggeremmo. E ovviamente una lettura estremamente piacevole.

Così tragico, così comico, così assurdo: LA SCOPA DEL SISTEMA - DAVID FOSTER WALLACE

  David Foster Wallace ha 24 anni quando nel 1987 pubblica La Scopa del Sistema ( The Broom of the System ). Non so bene cosa si aspettasse...