giovedì 13 agosto 2020

Così tragico, così comico, così assurdo: LA SCOPA DEL SISTEMA - DAVID FOSTER WALLACE

 


David Foster Wallace ha 24 anni quando nel 1987 pubblica La Scopa del Sistema (The Broom of the System). Non so bene cosa si aspettassero gli americani da questo giovane esordiente. Ma credo che rimasero tutti, come dire, estraniati. Forse già dalle prime pagine: stavano leggendo un libro ambientato tre anni nel futuro (perché tre?), scritto in uno stile difficile da inquadrare viste le innumerevoli differenze tra un capitoletto e l’altro, con avvenimenti e personaggi al limiti dell’assurdo, quasi comici se non fossero così reali e precisi. Precisi in che cosa? Nel descrivere i punti deboli e i difetti di quegli stessi americani che stavano leggendo.

La narrazione inizia nel 1983, nella stanza del dormitorio femminile di un college, l’Amherst College. Troviamo delle ragazze intente ad andare alla festa del dormitorio. Tra queste è presente Lenore Beadsman, protagonista del libro, sorella quindicenne di Clarice, studentessa dell’Amherst. Sono presenti anche altre compagne, tra cui la bellissima Mindy Metalman che, ci viene detto dal Lenore, ha brutti piedi. “Molte ragazze davvero belle hanno dei piedi davvero brutti”. Durante i preparativi irrompono in stanza due ragazzi palesemente ubriachi, Andrew “Wang-Dang” Lang e Biff Diggerence. I due hanno un comportamento strano e, dopo alcune esitazioni, rivelano il motivo della loro visita. Per l’ammissione in una confraternita devono farsi firmare il sedere da una ragazza. Mentre Lang e la Metalman, dopo un po’, parlano isolati, e mentre Sue Shaw (la quarta ragazza nella stanza) firma piangendo Biff – che per non vomitare per l’ubriacatura si mette a dare testate contro il muro, gesto che lo renderà celebre – Lenore scappa dalla stanza, per dirigersi alla festa nel suo bel vestito viola. Nel corridoio tuttavia viene colpita da una epistassi. Che cos’è un’epistassi? Il sangue dal naso. Capito come scrive Foster Wallace?

Con l’epistassi termina il primo capitolo e inizia il secondo, ambientato nel 1990 come (quasi) tutto il resto del libro. Fa eccezione il capitolo quarto, ambientato nel 1972, ed è un breve flash back. Da questo secondo capitolo si delinea la storia principale del libro: la bisnonna di Lenore, Lenore Beadsman, è sparita dalla casa di riposo in cui si trovava insieme ad altri venti individui tra pazienti e personale. Tutto ruota attorno alla famiglia Beadsman, dove i maschi assumono spesso il nome di Stonecipher. All’epoca della storia il capofamiglia e proprietario della ditta per alimenti per l’infanzia è Stonecipher Beadsman III. Il fatto che sia proprietario di una ditta di alimenti infantili è centrale nella storia: pare che la ditta stia sperimentando un prodotto in grado di far parlare prematuramente i bambini, che nonna Lenore ne sia venuta a conoscenza, e sia scappata con altri anziani portando un po’ di questo nuovo prodotto con sé. Bisogna inoltre precisare che nonna Lenore è una studiosa (nonché allieva) di Wittgenstein. Di conseguenza la lingua e il linguaggio sono centrali nella sua vita. Anzi: per lei tutta la vita, tutto l’esistente, è una questione linguistica. Di conseguenza un prodotto che stimola il linguaggio è molto interessante per lei.

Attorno alla ricerca vi sono altre sottotrame, ognuna con altri personaggi. Come co-protagonista, in quanto voce narrante di alcuni capitoli, si può individuare Rick Vigorous, compagno di Lenore nonché suo datore di lavoro presso la casa editrice Frequent & Vigorous, che prende sede nel palazzo della Bombardini Company. O anche le vicende della famiglia Beadsman, non solo la scomparsa di nonna Lenore, ma anche il rapporto tra Clarice e suo marito, la storia del giovane Stonecipher LaVache con una protesi alla gamba che utilizza come deposito per la droga, la scomparsa del terzo fratello, John. E ancora altre trame minori, o presunte tali, come il desiderio di Norman Bombardini, proprietario del Bombardini Building, che vuole ingrassare fino a contenere tutto l’universo, come le vicende di Vlad l’Impalatore, il pappagallo di Lenore che all’improvviso ha iniziato a ripetere a raffica ogni cosa gli venisse detta.

La Scopa del Sistema è certamente un libro dinamico, ricco di elementi e di avvenimenti. Questo non sarebbe possibile senza una galleria altrettanto ricca e stravagante di personaggi. Ad esclusione di Lenore tutti i personaggi di questo romanzo sono esagerati, e creano di conseguenze storie e avvenimenti altrettanto esagerati e tragici. Ma di quel tragico talmente assurdo da risultare, alla fine dei conti, comico. Come il modo di raccontare di Rick Vigorous, così pomposo da essere estenuante, o la sua tremenda insicurezza nei confronti di Lenore. Come l’intelligenza, la cultura e l’intuito tagliente di LaVache, utilizzati però al solo scopo di ottenere la droga. O come le espressioni di Mr. Bloemker, direttore della casa di riposo Shaker Heights, dove risiedeva Nonna Lenore, che parla in un modo talmente complicato, talmente formale, da doversi spesso rispiegare semplificando.

Questa esagerazione continua non farebbe lo stesso effetto senza un impianto stilistico tanto variegato: da narrazioni classiche in terza persona si passa ai racconti in prima persona di Rick Vigorous, a sezioni solo dialogate che ricordano battute cinematografiche o teatrali, a resoconti di sedute psicanalitiche con il Dr. Jay, psicanalista di Lenore e di Rick allo stesso tempo. L’eterogeneità dei temi, delle trame e dei personaggi si declina anche in una pluralità di stili, utilizzati con maestria a seconda dell’occasione.

Non bisogna dimenticare inoltre che il libro è stato sì pubblicato nel 1987, ma è ambientato nel 1990: tre anni nel futuro. Perché? Per concedersi un po’ di libertà. Ambientare il libro nel futuro, anche se di poco, permette a Foster Wallace di inserire certi elementi estranei e assurdi che rendono il racconto ancora più unico. L’esempio più lampante è il DIO, Deserto Incommensurabile dell’Ohio (in originale: GOD, Great Ohio Desert): un deserto artificiale di cento miglia quadrate nel sud dello Stato. Un deserto di sabbia nera. La libertà di inserire elementi stravaganti e innovazioni consente in sostanza a Foster Wallace di compiere una critica ancora più tagliente degli Stati Uniti e dei suoi abitanti, una satira esilarante e velenosa.

Dove troviamo una galleria altrettanto complessa e assurda di personaggi, una rete fitta e intricata di trame primarie e secondarie, un realismo spinto al limite e fuori dall’ordinario, un’ambientazione posta nel futuro con tutto ciò che ne consegue, una pluralità di stili portati anch’essi al limite, il tema della droga, della famiglia disastrata e della competizione? Nel romanzo maggiore, Infinite Jest. La Scopa del Sistema pare infatti, in ultima analisi, quasi un preludio del secondo romanzo dell’autore, scritto pochi anni dopo. Non solo di Infinite Jest, ma anche di tutta la prosa narrativa di Foster Wallace, come ad esempio gli otto romanzi brevi di Oblio.

Nonostante il forte paragone con il romanzo maggiore, nonostante ne sia un evidente precursore, La Scopa del Sistema è molto diverso, proprio per il suo carattere ironico ed esilarante. Leggendo Infinite Jest non si ride mai: si è troppo occupati a decifrare questo gioco infinito in cui l’autore ci conduce. Leggendo La Scopa del Sistema invece si ride spesso, per le situazioni, per i caratteri, per come ci viene narrato un evento. È un libro scritto da un David Foster Wallace diverso, più giovane, forse più inesperto della vita. Ma ugualmente profondo e sferzante contro la società americana.

Così tragico, così comico, così assurdo: LA SCOPA DEL SISTEMA - DAVID FOSTER WALLACE

  David Foster Wallace ha 24 anni quando nel 1987 pubblica La Scopa del Sistema ( The Broom of the System ). Non so bene cosa si aspettasse...